George Ivanovic Gurdjieff nacque intorno al 1877 ad Alexandropolis, nel Caucaso meridionale. In questa regione trascorse la prima parte della sua vita e, stando ai suoi scritti, ebbe alcune prime esperienze significative che gli fecero intuire l’esistenza di leggi e principi che regolano a livello profondo la vita umana e dell’intero universo. In seguito a questa constatazione decise di intraprendere, in compagnia di un gruppo di persone, – ciascuna specializzata in un particolare campo del sapere, – un viaggio di ricerca, che doveva portarlo a percorrere, nell’arco di un ventennio, gran parte del Medio Oriente e dell’Asia.
Al suo ritorno, negli anni appena precedenti la prima guerra mondiale, si stabilì a Mosca, fino a quando la rivoluzione gli rese impossibile la permanenza in Russia. Gurdjieff partì allora con alcuni seguaci e, dopo varie peregrinazioni, si fermò in Francia, dove nel 1922 acquistò il castello del Prieuré, vicino a Fontainebleu, e fondò su basi stabili l’Istituto per lo Sviluppo Armonico dell’Uomo. Qui visse per alcuni anni con vari allievi, ospitando artisti, intellettuali e gente comune che veniva a trovarlo da tutto il mondo.
Nel 1924 fece un viaggio negli Stati Uniti. Al suo ritorno ebbe un grave incidente d’auto che lo costrinse ad una lunga convalescenza e ad una riflessione sul lavoro svolto e su quello ancora da svolgere. Da quel momento si dedicò intensamente, per circa dieci anni, alla scrittura come mezzo per diffondere i suoi insegnamenti; nacquero così I racconti di Belzebù al suo piccolo nipote, Incontri con uomini straordinari, La vita reale.
Nel 1933 dovette vendere il castello del Prieuré e si stabilì a Parigi. In quel periodo, Gurdjieff si dedicò con rinnovata energia a lavorare con i suoi allievi, molti dei quali provenienti da varie parti del mondo. L’accoglienza che dedicava loro era impeccabile, e comprendeva pranzi, letture dai suoi libri e ascolto di musiche, che egli era solito improvvisare sul suo armonium.
Morì a Parigi il 29 Ottobre 1949.
Gurdjieff praticò ed insegnò un sistema di lavoro interiore basato sulla conoscenza esoterica che egli stesso aveva appreso nel corso dei suoi viaggi in Oriente, e che si dedicò a diffondere per la prima volta in Occidente sotto il nome di “Quarta Via”.
Questo sistema parte dal presupposto che l’essere umano, così com’è, non è completo, ma deve evolversi. Ogni persona è, infatti, dominata da automatismi che la portano ad operare come una “macchina” le cui azioni, anziché il risultato di una scelta cosciente, sono invece il prodotto di una reazione a stimoli esterni. Secondo tale concezione, l’essere umano di per sé non ha una coscienza permanente – un’anima, per così dire – che può invece essere “costruita” attraverso un lavoro su di sé più o meno lungo.
Parte integrante di questo lavoro sono i “Movimenti” e le Danze Sacre,, che furono presentate da Gurdjieff al grande pubblico per la prima volta nel 1923 a Parigi e più tardi, nel 1924, negli Stati Uniti.
Si tratta di movimenti che hanno lo scopo di indurre uno stato di presenza e silenzio interiore, sia in chi li esegue sia in chi li guarda. Consentono di osservarsi come un essere formato da tre parti distinte – la mente, il corpo e le emozioni – e di integrarle in una totalità armonica.
Le danze sono accompagnate da musiche composte dallo stesso Gurdjieff con l’aiuto del suo allievo e musicista russo Thomas de Hartmann e, insieme con queste, formano un esempio di “arte oggettiva”.
Per Gurdjieff, infatti, la vera arte non era tanto il prodotto di un atto soggettivo di creazione, quanto piuttosto la conoscenza e l’aderenza ad un insieme di leggi e principi che consentono ad ogni singola creazione di acquistare un valore universale e trascendente.
L’arte di oggi non è necessariamente creativa. Per noi, però, l’arte non è uno scopo, bensì un mezzo.
“Nel passato, l’arte serviva allo stesso scopo a cui oggi servono i libri: preservare e trasmettere una certa conoscenza. Nei tempi antichi non si scrivevano libri, ma si esprimeva la conoscenza mediante opere d’arte”.
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